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di Michael Winner, con Burt Lancaster, Alain Delon, Gayle Hunnicutt, Paul Scofield
(Stati Uniti, 1973)
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Dodici milioni di budget, almeno sul piano dello. spettacolo ben spesi. L'inglese Winner (dei quale gira attualmente a Lugano anche il suo precedente e non inutile CHATO) ed il suo inseparabile sceneggiatore Gerald Wilson non sono dei grulli. Ma il loro film ha dei limiti ben precisi. Soggetto e sceneggiatura: queste tre spie internazionali prese nel gioco disumanizzato degli interessi dei potenti, ridotte ad un continuo doppio gioco nei confronti degli altri e di se stessi, ma brancolanti alla ricerca di una verità alla quale credere, di una dignità per la quale lottare, di una semplice dimensione umana alla quale adeguarsi, apriva delle belle possibilità al regista per evadere dal semplice pretesto dello spettacolo e dell'azione. Ma Winner, sul piano registico che è quello che conta ai fini di quell'evasione, è abilissimo quando si tratta di mostrarci il dinamismo dei personaggi e delle situazioni. Meno quando si tratta di interiorizzare le psicologie. Qui i momenti migliori ci vengono, dati dagli attori: il grande interprete shakespiriano Paul Scofield (la spia russa), e lo straordinario Burt Lancaster. Al quale basta la qualità di uno sguardo per umanizzare una situazione. Il regista resta ad osservare: la sua Vienna è di maniera, le sue donne piagnucolose, i momenti chiave (l'incontro Lancaster-Scofield) insufficientemente spiegati.
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Il film in Internet (Google)
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Per informazioni o commenti:
info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch
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capolavoro
da vedere assolutamente
da vedere
da vedere eventualmente
da evitare
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